Conosci tutte le differenza tra la Cannabis Indica e Sativa? Scopriamo insieme origini, utilizzi e caratteristiche dei vari tipi di marijuana.

Quando si sceglie una genetica di cannabis da coltivare è bene sapere che esistono molte variabili e tantissime differenze tra una pianta e l’altra. Non solo strutturali e morfologiche, ma anche per quanto attiene i tempi di maturazione e gli effetti terapeutici.

Questa guida pratica è pensata per aiutarti a conoscere il significato, gli effetti e la diversa morfologia che determinano l'evidente diversità tra le due specie. In questo articolo, andremo ad approfondire quali sono le differenze tra sativa o indica per poterti orientare meglio nella scelta.

Sommario dell'articolo:

Prosegui nella lettura e scopri come imparare a distinguere tra i due ceppi di Cannabis. 

Che differenza c è tra Cannabis Sativa e Indica

Quando si parla di cannabis è inevitabile imbattersi nelle sue principali varianti. Non solo Indica e Sativa, ma anche Ruderalis meno nota e utilizzata. 

In questo articolo però ci concentreremo soltanto sulle prime due tipologie di cannabis: la Sativa, nota anche come canapa industriale, e la Indica detta anche canapa indiana.

La diversità tra le due specie di cannabis coinvolgi diversi aspetti della pianta, in particolare:

  1. Tempi fioritura;
  2. Morfologia pianta e aspetto foglie;
  3. Densità fiori;
  4. Aroma e gusto;
  5. Provenienza 
  6. Effetti.

Analizziamole nello specifico nei prossimi paragrafi. Continua a leggere.

Vuoi conoscere di più sull'argomento? Consulta la nostra guida: “Come fare una coltivazione di cannabis”.

significato dei termini e origine geografica de vari tipi di marijuana

La storia della cannabis è tanto antica quanto complessa. Tracce sono state ritrovate in mummie peruviane nel 1500. Allo stesso periodo risale la comparsa anche in Europa, dove viene introdotta da alcune tribù nomadi originarie dell’Asia.

Scopriamo come sono state scoperte e definite questi due tipi di erba:

Sappiamo che la Cannabis venne classificata nel 1753 dal botanico svedese Carlo Linneo, che dopo vari studi affermò che esisteva una sola specie monotipica della pianta e la chiamò Cannabis Sativa Lineaus.

Pochi anni più tardi, esattamente nel 1785, un naturalista francese, Jean Baptiste Lamarck, smentì completamente questa affermazione. Dopo un viaggio in India e in particolare nelle zone a Ovest del Paese, descrisse nei minimi particolari una varietà di cannabis locale.

Si rese conto che effettivamente la varietà Indica era molto diversa dalla pianta studiata da Linneo e coltivata in Europa. È dunque a Lamarck che si deve la distinzione tra cannabis sativa e indica.

Lo studioso francese non si limitò soltanto a descrivere le differenze morfologiche, ma analizzò anche gli effetti che comportava il consumo di questa pianta, che prese il nome di Cannabis Indica Lam

Lamarck, infatti, notò come alcune di queste piante avevano effetti stupefacenti più decisi ed erano in grado di attivare stati euforici molto differenti rispetto a quelli rilassanti e sedativi della cannabis europea.

Da questi cenni storici è possibile comprendere anche un’altra differenza sostanziale tra le due specie che riguarda la provenienza geografica.

Sebbene i vari tipi di marijuana crescano in moltissime zone diffuse di tutto il mondo, gli studiosi hanno individuato i punti da dove è partita la loro espansione naturale, suddivisi ovviamente per tipologia di pianta. Di seguito scopri quali sono i due tipi di marijuana?

  • Indica: spesso chiamata “Kush”, è originaria delle zone montuose dell’Hindu Kush e cresce soprattutto in zone aride e desertiche come quelle del Medio Oriente (Turchia, Marocco, Afghanistan, Pakistan, Tibet e Nepal); 
  • Sativa: chiamata anche “Haze”, proviene da luoghi più caldi e umidi e dalle zone equatoriali, come Colombia, Messico, Thailandia, Brasile, Cambogia e in generale tutto il Sudamerica e il Sud-est asiatico.

Quale tipo di ganja scegliere:

Le differenze tra le due varietà di piante riguardano non soltanto la provenienza geografica, ma anche le caratteristiche di crescita, aspetto e gli effetti che le piante provocano in chi le consuma. Vediamo quali sono nei prossimi paragrafi.

Come distinguere una pianta sativa da una indica

Il fatto che le varietà di cannabis sativa e indica crescano in territori così diversi tra loro in termini climatici, si riflette anche sul loro modo diverso di crescere e di fiorire.

Spesso ci viene chiesto in che modo sia possibile distinguere una Sativa e una Indica. Bene, anche se non sei un botanico di formazione, non è affatto difficile Le due varietà, infatti, hanno caratteristiche e morfologia che le differenziano anche ad un occhio meno esperto.

Cannabis Sativa:

Originaria di luoghi umidi, la specie di cannabis Sativa si è adeguata nell’aspetto e nella morfologia alle condizioni climatiche di provenienza. Per affrontare le lunghe e calde estati, le piante si sono sviluppate molto in altezza.

Si presenta con:

  • steli sottili;
  • grandi spazi internodali;
  • cime vaporose;
  • foglie a ventaglio lunghe e strette, con dita fini.

Con una minor densità delle cime, infatti, la pianta sativa gode di una maggiore ventilazione interna, in questo modo può proteggersi dall’alta umidità e dalle eventuali infestazioni di muffe e parassiti tipici degli habitat caldi e umidi. 

La tendenza della marijuana sativa a raggiungere notevoli altezze e la sua conformazione longilinea e dai lunghi rami, la rende più adatta ad una coltivazione esterna. Le prestazioni migliori, ovviamente, le offre in condizioni climatiche calde e tropicali.

Rispetto alla sua antagonista indica, la varietà sativa produce un numero leggermente inferiore di cime, che crescono su buona parte della lunghezza del ramo, invece che creare gruppi fitti intorno ai nodi.

Le infiorescenze sono molto più leggere, affusolate e vaporose di una pianta indica, ma possono raggiungere dimensioni davvero incredibili. L’odore delle gemme di una sativa è meno forte e riconoscibile, mentre l’aroma più terroso ricorda il sapore della benzina.

Esempio di rara varietà sativa al 100% è Dr.Grinspoon (Barney's Farm):

In natura esiste una varietà di canapa denominata cannabis sativa appartenente alla famiglia delle Cannabaceae, che avendo un basso contenuto di sostanze psicoattive, viene considerata l'unica specie del genere "cannabis" attualmente accettata da gran parte delle legislature mondiali.

Nel corso dei secoli la canapa sativa da fibra è stata coltivata principalmente ad uso tessile, edile e per la produzione di carta e carburante.

Con con le innovative scoperte della chimica, avvenute negli anni trenta, la coltivazione della cannabis sativa per uso industriale venne deprecata a discapito di nuovi materiali ad alto contenuto di fibre sintetiche come nylon, plastica e derivati del petrolio.

Ultimamente la marijuana sativa è molto utilizzata in campo medico e cosmetico, in quanto in essa sono presenti molteplici molecole benefiche. Mentre il rilancio delle varietà industriali è tuttora rallentato per il volere delle industrie chimiche e petrolifere.

Cannabis Indica

Quella Indica è una varietà di cannabis tipica delle zone con il clima freddo, secco e montano, come il Nepal, o in zone sub continentali dove le estati sono brevi e fresche. Per adattarsi a questo clima, la pianta rimane bassa in altezza e si presenta con:

  • Struttura compatta e conica;
  • Chioma fitta;
  • Cime dense;
  • Foglie a ventaglio larghe, corte e spesse

La sua forma tozza e compatta serve a non disperdere l’umidità. Mentre la particolare struttura delle foglie più ampie e con dita più larghe, gli consente di catturare più luce solare e immagazzinare più acqua. Proprio le foglie sono tra i punti più semplici per distinguere le due specie.

Rispetto alla sativa, la specie indica tende a sfoggiare una florida ramificazione, con brevi distanze tra i nodi. Le gemme della indica, più dure, dense e fragranti, tendono a svilupparsi a grappolo intorno ai nodi lasciando pochi spazi liberi tra un ammasso e l’altro. A differenza della Sativa, i profili terpenici dei fiori indica hanno gusti più dolci che ricordano il sapore del miele e della frutta.

Il successo delle varietà a predominanza indica, viene confermato dalla popolarità di alcune tra le più famose genetiche di cannabis come la Northern Light risalente a gli anni 70.

Generalmente le piante di cannabis indica sono di un verde più scuro. Non crescendo troppo - nella maggior parte dei casi è difficile che arrivi a toccare i 200 cm di altezza - è la cannabis ideale per la coltivazione indoor.

Esempio di rara varietà indica al 100% è la Critical Kush (Barney's Farm):

Indica e Sativa: differenze nei tempi di fioritura

Le differenze tra i tipi di cannabis indica e sativa riguardano anche i tempi di fioritura. Come dovresti sapere, quando la pianta inizia a produrre germogli significa che è entrata nella sua fase di fioritura

La cannabis indica ha una fioritura più rapida rispetto alla sativa, ma di contro è più lenta a crescere nel periodo della vegetativa e viceversa. La sativa, invece, impiega meno tempo per il primo stadio vegetativo per poi allungare i tempi della sua fioritura.

Ci teniamo a ricordarti che i tempi di fioritura tra le due specie dipendono sempre dalla genetica, ma orientativamente possiamo affermare che i giorni di fioritura necessari per i diversi sottotipi sono:

  1. Sativa: dalle 8 alle 16 settimane;
  2. Indica: dalle 6 alle 12 settimane.

La varietà di cannabis sativa continua a crescere parecchio anche durante la fase di pre-fioritura, arrivando quasi a triplicare l’altezza rispetto alle dimensioni del fine raccolto. 

Le piante indica, invece, hanno una fase vegetativa lenta e una fioritura veloce, durante la quale possono raddoppiare le loro dimensioni, pur non raggiungendo altezze eccessive. Fiorendo più rapidamente è la specie ideale per i growers che hanno poco tempo e spazio per la coltura.

A questo punto avrai assimilato tutte le nozioni basilari per poter individuare e distinguere facilmente i caratteri fisici diversi della cannabis indica e sativa. 

Ma cosa dire degli effetti e dei profili terpenici? E, soprattutto, è possibile distinguere le due varietà solo sentendo il loro sapore? Alcuni Growers giurano di sì. Probabilmente esiste una correlazione tra gli effetti di alcune varietà classiche e la loro composizione terpenica, cioè il sapore. Tuttavia, dubitiamo della veridicità scientifica di queste affermazioni.

Nel prossimo paragrafo comunque ci concentreremo proprio sui diversi effetti generati dalle cime delle due varietà, e i loro benefici nell’ottica di un trattamento terapeutico.

Se sei interessato all’argomento trattato in questo paragrafo, puoi approfondire consultando la nostra guida: “Fioritura cannabis outdoor e indoor”.

Sativa vs Indica: quali sono gli effetti e i benefici

Marijuana indica e cannabis sativa effetti differenti dovuti dalle diverse proprietà benefiche sia dal punto di vista fisico che psicologico. Basti pensare che la marijuana indica era anticamente utilizzata dal popolo indiano per scopi spirituali e per le sue proprietà curative.

Come disse Shantybaba (Scott Blake, creatore di numerose genetiche di cannabis):

“Sativa is like the riesling like the champagne, Indica is like the heavy red barolo…”.

La maggior parte delle genetiche di cannabis contemporanee sono degli ibridi, cioè sono costituite sia da sativa e indica in percentuali che possono variare a vantaggio di una o dell’altra. 

Questo grazie anche alla ricerca dei breeder, che hanno creato molte delle varietà disponibili oggi sul mercato. Con la ricerca sempre attiva e con la nascita di genetiche sempre più numerose e diversificate, oggi non è raro riuscire a coltivare anche ibridi perfettamente bilanciati (50% indica - 50% sativa).

Come sappiamo, gli effetti della cannabis sono ”simili ma assai variabili” e possono manifestarsi in forme diverse anche a seconda dell’organismo del consumatore e dalla quantità di terpeni e cannabinoidi presente sulla pianta.

Alla domanda: “preferisci indica o sativa”, Franco Casalone (Breeder e maestro di coltivazione di cannabis) rispose: “A seconda dell’orario della giornata!!!”

Questo per sottolineare che il consumo della cannabis indica (notoriamente più narcotici e sedativi) è perfetto per concludere la giornata, poiché provoca soprattutto un effetto fisico rilassante. 

Grazie a queste sue peculiarità è ampiamente utilizzata per trattamenti contro il dolore, contro gli spasmi e per i disturbi legati al sonno.

Al contrario, l’erba sativa ha un effetto più cerebrale (high), stimolante ed euforizzante. Favorisce l’attenzione e la creatività, può dare scariche euforiche alla mente e, grazie alla sua azione energizzante è la più indicata per un consumo diurno.

Ecco un riassunto schematico dei diversi benefici di indica e sativa con relativi effetti:

Indica:

  • Diminuisce la sensazione di dolore;
  • Aumenta l’appetito;
  • Induce e regolarizza il sonno;
  • Rilassa la mente e i muscoli;
  • Contrasta le sensazioni di nausea;
  • Aumenta la dopamina (neurotrasmettitore che regola la sensazione di piacere).

Sativa:

  • Contrasta gli stati depressivi, aumentando la serotonina e migliorando l’umore;
  • Riduce l’ansia;
  • Incrementa l’attenzione e la creatività;
  • Allevia la sensazione di fatica;
  • Allevia il dolore cronico.

Attenzione però: alcuni strain di erba sativa custodiscono livelli di principio attivo così elevati, da poter causare leggere allucinazioni e stati psichedelici che conseguono a stati ansiosi. 

Tra le varietà sative più vendute troviamo la famosa Amnesia Haze, frutto dell'incrocio tra una Haze e una Amnesia, che ha dato vita a questo strain meraviglioso.

Anche per i semi autofiorenti esistono varietà con differenti percentuali tra Indica e sativa.  La cannabis autofiorente indica sviluppa piante più compatte e dal periodo vitale più breve.

Mentre le sative autofiorenti, solitamente producono esemplari più longevi con ampio spazio internodale, ragiungendo dimensioni considerevoli.

Erba Indica e Sativa per uso medico: come orientarsi?

Soprattutto negli ultimi anni la cannabis è stata riconosciuta un mezzo valido e naturale per contrastare diversi disturbi e patologie. Al punto che, con una storica decisione, la Commissione delle Nazioni Unite ha rimosso la cannabis dalla Tabella IV della Convenzione Unica del 1961 sugli stupefacenti, non considerandola più come una “droga”.

Questo apre alla possibilità che venga riconosciuto il potenziale terapeutico di una sostanza che, in molti Paesi del mondo, viene già utilizzata per il trattamento di patologie resistenti alle cure mediche tradizionali. La speranza è che si faccia presto a rendere disponibile questa cura per centinaia di migliaia di pazienti costretti a coltivarla illegalmente per curarsi.

Premesso questo, nell’ottica di un consumo con finalità terapeutiche è molto importante valutare la concentrazione di CBD e THC nella pianta.

Si tratta dei due principi naturali presenti nella cannabis. Il THC è quello responsabile degli effetti psicofisici e psicotropi, mentre il CBD ha soprattutto effetti rilassanti.

In generale, possiamo affermare che la varietà indica possiede una maggiore percentuale di CBD rispetto alla sorella sativa. Questo come detto, provoca un effetto più sedativo ed è suggerito per alcune patologie reumatiche (artriti, osteoartrosi, fibromialgia) o neuropatie. Inoltre è indicata come stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia o in pazienti oncologici.

Le varietà con basso o inesistente contenuto di CBD ed elevato THC, come gran parte delle sative, invece, avranno un effetto più euforico e sono indicate per altre patologie, in particolare condizioni di ansia e stati depressivi, ma anche per il trattamento di dolore cronico.

Concludendo, la scelta di indica o sativa per uso medico, è decisamente un aspetto personale. Andare avanti per tentativi, sotto la guida di uno specialista e affidandosi ai messaggi del proprio organismo, è la strada migliore da intraprendere per cominciare un adeguato percorso terapeutico.

Ciò che devi sapere è che tutta la cannabis light che puoi acquistare online e nei grow shop autorizzati è quasi totalmente priva di THC. La legge italiana, infatti, considera legale soltanto l’erba con una percentuale di THC inferiore allo 0,2%, con un limite di tolleranza allo 0,6%. Per il CBD, invece, non esiste alcun limite fissato dalla legge.

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